L’infanzia che sapeva sognare

Giocare così non era solo un gioco. Era un modo di stare al mondo. Ore intere a inventare

universi, a scavare buche come se sotto ci fosse un tesoro vero,

a costruire castelli con niente. Solo fantasia, mani sporche di terra

e il cuore leggero. Non esistevano orologi. Non c’era fretta. C’eravamo noi, l’immaginazione

che correva libera e un cielo enorme sopra la testa. Ridevamo. Ridevamo forte,

senza filtri, senza paura di cadere, di sporcarci, di sbagliare. Ogni bastone diventava

una spada. Ogni scatola, un’astronave. Ogni pomeriggio, un’avventura irripetibile.

Erano tempi semplici. E proprio per questo, terribilmente veri. Un’infanzia che non chiedeva nulla,